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Saga Egmont

  • lamannaevahas quoted2 months ago
    Il cielo così stellato, così tranquillo, che riguardandolo ci si domandava: «È possibile che esistano uomini cattivi sotto un simile cielo, così bello e festosamente scintillante?»
  • asalierno97has quoted2 months ago
    è qualcosa nei miei ricordi d’infanzia che non tollera la tenerezza carnale di una donna – sia pure Clara. In quelle estati che hanno ormai nel ricordo un colore unico, sonnecchiano istanti che una sensazione o una parola riaccendono improvvisi, e subito comincia lo smarrimento della distanza, l’incredulità di ritrovare tanta gioia in un tempo scomparso e quasi abolito.
  • asalierno97has quoted2 months ago
    il campo, e gli steli secchi, a poco a poco mi frusciano e mi si fermano in cuore. Tra noi non occorrono parole. Le parole sono state fatte molti anni fa.
  • asalierno97has quoted2 months ago
    invece io ce l’avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi, non piú per dire «Conoscete quei quattro tetti?», ma per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla.
  • asalierno97has quoted2 months ago
    Che il tempo allora si sia fermato lo so perché oggi ancora davanti al campo lo ritrovo intatto. È un fruscío immobile
  • Talia Garzahas quotedlast year
    la promessa di una vita millenaria
  • Talia Garzahas quotedlast year
    la promessa di una vita millenaria.

    Il nostro cedro ha adesso venticinque anni.
    Secondo i calcoli del vecchio giardiniere che lo ha piantato, se il primo fiore di una creatura umana varia dai quindici ai venti anni, l'albero, che darà il suo primo fiore al compiersi del suo secolo, adesso è, sempre in relazione all'uomo, ancora un bambino.
    E del bambino, nonostante il suo tronco dritto e potente come una colonna, e la robustezza dei rami che come la scala di Giacobbe pare raggiungano il cielo, ha tuttavia la freschezza, la bellezza intatta e pura, la gioia costante. Sempre vibrante della vita degli uccelli, ha, con essi, una voce in coro. Il fruscio dei suoi rami, e un mormorio che freme anche quando non c'è vento, annunziano la sua presenza, come il respiro di un essere vivente. La pioggia dei suoi aghi secchi, nella stagione propizia, è diversa dalla caduta delle altre foglie: non ha nulla di triste, e riveste la terra, intorno, con un'ombra violacea vellutata. E il suo lottare col vento, nelle giornate di tramontana, ha l'agilità e la sana letizia dei fanciulli che giocano con la neve o dei giovinetti sportivi che s'ubbriacano di moto sulle cime alpine.
    E se romba il libeccio, anche l'albero intona una sinfonia tragica; racconta le leggende della foresta, i terrori delle bufere, l'ira degli spiriti demoniaci scatenati contro le deboli forze umane e naturali: ma in fondo al suo brontolio c'è sempre, come nella voce dei potenti, la promessa, la certezza della vittoria finale. Si placheranno gli elementi, tornerà la luce, tornerà la primavera.
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